Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Secolo XIII – LXVII

Pietro II giudice di Arborea promette di obbedire ai Romani Pontefici, di non contrarre senza loro licenza vincoli di consanguineità, o di affinità, e di pagare alla Chiesa Romana l’annuo censo di mille e cento bisanti d’oro nel giorno della festività di S. Pietro Apostolo.

(1237, 12 maggio).

Secolo XIII – LXXVIII

Pietro II giudice di Arborea, Ubaldo Visconti giudice di Gallura e di Torres, e la Compagnia nuova della Gamurra formata in Cagliari, intervengono per mezzo dei rispettivi loro procuratori Dato di Ugolino di Strambo, Gerardo e Guido di Ranieri Boccio, Sigerio Schiacciati, Galgano Visconti, e Lamberto Paganelli, all’atto di pace fra il conte Ranieri di Bolgheri, suoi figli, e nipoti, il conte Guelfo di Donoratico, e gli altri della famiglia Gherardesca, la repubblica di Pisa, e molti signori del contado, e varie repubbliche, e comunità della Toscana.

(1237 [1238, stil. pis.], 7 novembre).

Secolo XIII – LXXX

Il Pontefice Innocenzo IV scrive al vescovo eletto di Castra (in Sardegna), acciò provveda di lire cento genovesi all’anno, ripartibili in debita proporzione tra gli arcivescovadi, vescovadi, chiese e monisteri dell’isola, il vescovo di Ploaghe, finché il medesimo possa ritornare alla sua sede, dalla quale era stato discacciato dai ministri di Enzo re di Torres, e di Gallura, e privato insieme delle rendite ecclesiastiche, per lo che si trovava ridotto alla mendicità (1).

(1248,…22 ottobre).

Secolo XIII – LXXXI

L’Imperatore Federico II scrive ai Modenesi, ringraziandoli delle lettere di condoglianza, che gli aveano diretto pel rovescio delle armi imperiali in Italia, e per la prigionia di suo figlio Enzo re di Sardegna, dopo la battaglia di Fossalta vinta dai Bolognesi nel 26 maggio 1249 (1).

(1249, …).

Secolo XIII – LXXXII

L’imperatore Federico II scrive ai Bolognesi in modo aspro e risentito, comandando ai medesimi di mettere in libertà suo figlio Enzo re di Sardegna e di Gallura, e i Cremonesi, e Modenesi che aveano fatto prigionieri nella battaglia di Fossalta.

(1249, …).

Secolo XIII – LXXXIV

Il Pontefice Alessandro IV conferma ai canonici della Cattedrale, e ai consoli del comune di Genova le terre, case, e dritti, che possedevano nei due giudicati di Cagliari, e di Arborea in Sardegna, e accorda ai medesimi per tale effetto la protezione della Sedia Apostolica.

(1254, 16 maggio).

Secolo XIII – LXXXV

I consoli e capitani dei porti della Sardegna intervengono alla elezione di Gualterotto Sampante, acciò nella qualità di sindaco e procuratore del comune di Pisa riceva dal sindaco del comune di Genova la conferma e ratifica dell’atto di concordia seguito tra detti due comuni, e consegnato in scritto da Boncambio Rugerotti notaio di Firenze.

(1254 [1255, stil. pis.], 13 agosto).

Secolo XIII – LXXXVIII

Chiano, marchese di Massa, e giudice di Cagliari, per mezzo d’Ildebrandino Querceto, e di Matteo Barberi, suoi legati e procuratori, stringe alleanza offensiva e difensiva col comune di Genova, rappresentato dal suo podestà Filippo della Torre cittadino Milanese, e accordando, e ricevendo varii dritti, privilegi, e favori, si obbliga fra le altre cose di mettere in mano dei Genovesi il castello di Cagliari (salvo a lui il dritto di avervi casa, e di entrarvi e uscirne liberamente con la sua famiglia), e di far guerra ai Pisani.

(1256, 20 aprile).

Secolo XIII – LXXXIX

Manuello di Percivalle Doria, e Guglielmo Malocello, ambasciatori e legati della città e comune di Genova, ricevono da Chiano, marchese di Massa, e giudice di Cagliari, la conferma  e ratifica dell’alleanza da lui conchiusa col detto Comune, contenuta nell’atto precedente del 20 aprile 1256.

(1256, 25 maggio).

Secolo XIII – XCI

I castellani, e gli uomini di S. Igia, alla presenza di Simone Guercio, ammiraglio della flotta genovese mandata in Sardegna, riconoscono Guglielmo (Cepola) per successore legittimo di suo cugino Chiano, marchese di Massa e giudice di Cagliari, e gli giurano obbedienza e difesa, così nella persona, come negli averi, sotto la dipendenza però, e sotto gli ordini del Comune di Genova.

(1256, 15 ottobre).

Secolo XIII – XCII

Simone Guercio, ammiraglio della flotta genovese, concede a Guglielmo (Cepola), successore di Chiano nel giudicato di Cagliari, a titolo di feudo, tutte le terre, e le ragioni della repubblica nel regno Cagliaritano, e gliene dà l’investitura. E Guglielmo dal suo canto giura fedeltà e vassallaggio al comune di Genova.

(1256, 15 ottobre).

Secolo XIII – XCIII

Agnese, figlia di Guglielmo I, marchese di Massa e giudice di Cagliari, instituisce suo erede Guglielmo Cepola, e gli fa donazione irrevocabile di tutti i suoi beni, e dei suoi diritti e ragioni nel regno Cagliaritano.

(1256, 28 ottobre).

Secolo XIII – XCVI

Gli arcivescovi di Cagliari, e di Torres intervengono col Legato Pontificio, e con sette Cardinali, alla solenne fondazione del nuovo Spedale della Misericordia in Pisa, e in tale occasione concedono a quel Luogo pio alcune ecclesiastiche indulgenze.

(1257 [1258 stil. pis.]…).

Secolo XIII – XCIX

Il Pontefice Alessandro IV scrive agli arcivescovi, vescovi, e prelati di Sardegna, acciò difendano con la loro autorità i monaci dell’ordine di Vallombrosa esistenti nei luoghi sottoposti alla loro giurisdizione ecclesiastica, autorizzandoli a fulminare la scomunica contro i laici, e a sospendere dal rispettivo ufficio e beneficio i chierici, che ammoniti prima, non cessassero dal vessare li detti monaci, e dallo usurpare i loro beni, ed averi.

(1258, 11 maggio).

Secolo XIII – C

Il Pontefice Alessandro IV commette al Priore dell’ospedale di s. Giovanni, ed al Priore dei Templari di trasferirsi nella qualità di suoi nunzi in Sardegna, di ordinare ai Pisani e Genovesi la cessazione delle ostilità, e di farsi consegnare dai medesimi la città e castello di santa Gilia (sant’Igia), secondo il tenore del compromesso ch’essi aveano fatto nella di lui persona per la definizione e composizione di tutte le controversie fra loro esistenti.

(1258, 6 luglio).

Secolo XIII – CI

Il Pontefice Alessandro IV commette all’abate di s. Stefano, al priore dei Frati Predicatori, e ad Azolino canonico di Bologna, di ingiungere al Podestà, Consiglio e Comune di Pisa, che consegnino al priore dell’ospedale gerosolimitano di Città di Castello la città di sant’Igia con le sue pertinenze, ed eseguiscano quanto altro avea loro ordinato con sue lettere apostoliche, autorizzandoli, in caso di renitenza, a fulminare contro il detto Podestà, Consiglio e Comune le censure ecclesiastiche.

(1258, 5 dicembre).

Secolo XIII – CII

Precivalle Doria, maggiore, e Nicolò del fu Manuello Doria prendono a mutuo lire duemila dal Comune di Genova per sopperire alle spese della spedizione armata, che intendevano fare in Sardegna, onde ricuperare le terre che già possedevano nel giudicato Turritano.

(1262, 6 aprile).

Secolo XIII – CIII

Relazione della visita pastorale fatta in Sardegna, nella qualità di Primate, e di Legato pontificio, da Federigo Visconti arcivescovo di Pisa, scritta da lui medesimo, dopo il suo ritorno dall’isola.

(1263, dal 23 marzo al 25 giugno).

Secolo XIII – CIV

Il conte Ugolino del conte Guelfo, per mezzo di procura spedita da Sardegna a Ranieri Baccaro di Uguccione, dona al priore e frati di S. Agostino di Siena la chiesa di S. Colombano con le sue pertinenze, e con le decime a lui spettanti per dritto di patronato (1).

(1263 [1264, sti. pis.], 1 giugno).

Secolo XIII – CV

Particola del trattato di pace, e di commercio tra Elmiro di Momino re di Tunisi, e la repubblica Pisana, nel quale furono particolarmente compresi l’isola di Sardegna, e il castello di Castro, o di Cagliari.

(1264 [1265, stil. pis.], 11 agosto).

Secolo XIII – CVI

Il Pontefice Clemente IV scrive al principe Enrico, Infante di Castiglia, facendogli conoscere, come al presente sarebbe inutile la impresa ch’ei meditava d’invadere la Sardegna, sia per le molte spese che si richiedevano per la medesima, sia perché sarebbe respinto dai Pisani padroni dell’Isola; e lo consiglia perciò ad abbandonarne il pensiero, proponendogli invece un cospicuo e vantaggioso matrimonio, pel quale dice aver scritto a Carlo re di Sicilia, affinché si adoperi efficacemente per farlo riuscire.

(1267, 5 gennaio).

Secolo XIII – CVII

Il Pontefice Clemente IV scrive a Giacomo I re di Aragona, che la stessa domanda da lui fattagli della investitura della Sardegna eragli stata fatta precedentemente da Carlo I re di Sicilia, e da Enrico infante di Castiglia; che come l’avea negata a questi ultimi, così pure stimava non doverla al presente concedere a lui; che inoltre nel tempo corso tra l’una domanda e l’altra la Sedia Apostolica avea perduto il Giudicato Turritano, parte e via per la quale egli avrebbe potuto dar l’accesso all’isola a quello dei petenti, che si fosse accordato seco; e che perciò avea deliberato di tenere in sospeso questo importante negozio sino a tempo più opportuno; accertandolo per altro, che nel mentre egli non concederebbe l’isola a veruno degli altri due, che gliel’aveano dimandata.

(1267, 23 luglio).

Secolo XIII – CVIII

Il Pontefice Clemente IV commette a maestro Elia, canonico di Beauvais, e suo cappellano, l’incarico di ordinare ai Pisani, che richiamino subito dalla Sardegna il conte Ugolino, il quale co’ suoi fautori ed aderenti avea invaso il giudicato di Torres, commettendovi molte vessazioni contro le persone rimaste fedeli alla Chiesa Romana, secondo gli avvisi pervenutigli da maestro G. di Gellone, che perciò avea mandato nell’isola in qualità di suo vicario; e di ingiungere ai medesimi, che cessino dall’infestare e molestare, o direttamente, o indirettamente, il regno Sardo, e specialmente gli uomini di Sassari.

(1267, 13 agosto).

Secolo XIII – CIX

Corrado II, detto Corradino, re di Sicilia concede molti privilegi ai Pisani, compresi quelli fra essi che dimoravano nell’isola di Sardegna. (1268 [1269 stil. pis.] 14 giugno). Dai Scelt. Dipl. Pisani del Dal-Borgo, pag. 201 e seg. Corradus Secundus Dei gratia Ierusalem, et Sicilie Rex, et Dux Svevie ad perpetuam rei memoriam. Decet Regalem Excellentiam … Leggi tutto Secolo XIII – CIX

Secolo XIII – CX

Testamento del re Enzo, o Arrigo, figliuolo dell’imperatore Federico II, col quale sono da lui instituiti eredi dei suoi dominii di Sardegna li suoi nipoti Enrico e Ugolino, nati dalla di lui figlia Elena, e dal conte Guelfo del conte Ugolino della Gherardesca.

(1272, 16 marzo).

Secolo XIII – CXII

Il conte Ugolino di Donoratico, per mezzo di Brocullo suo procuratore speciale, fa compra, ossia redenzione di beni stabili della eredità di Enzo re di Sardegna, a favore di Arrigo, di Ugolino detto Nino, e di Iacopo detto Lapo, suoi nipoti, nati dal conte Guelfo di Donoratico loro padre, e da Elena figliuola del suddetto re Enzo.

(1272, 6 novembre).

Secolo XIII – CXIII

Il Pontefice Gregorio X, ricordati prima vari fatti, coi quali i Pisani si erano chiariti favorevoli al re Corradino, ed aveano usurpato i dritti della Sede apostolica, così in Sicilia come in Sardegna, fa precetto ai medesimi di tornare all’ubbidienza della Chiesa, e di restituirle nel termine perentorio di tre mesi il Giudicato Turritano, e specialmente la città di Sassari, che aveano invaso, ed occupavano con la forza, in dispregio delle censure ecclesiastiche perciò fulminate contro essi dal di lui predecessore Papa Clemente IV, minacciandoli, in caso contrario, di aggravare in odio loro le pene, che per tante colpe ed usurpazioni aveano effettivamente incorse.

(1273, …).

Secolo XIII – CXIV

Dorgodorio, arcivescovo di Torres, spartisce in cinque parrocchie la città di Sassari, ritenuta matrice e capo delle medesime l’antica plebania di S. Nicola; assegna terre e possessioni alle quattro nuove cappelle, o parrocchie aggiunte, intitolate a S. Catterina, a S. Sisto, a S. Donato, e a S. Apollinare; e determina la giurisdizione spettante a ciascuna di esse (1).

(1278, 24 settembre).

Secolo XIII – CXV

Pietro vescovo di Bisarcio in nome proprio, e nella qualità di procuratore di Gonnario vescovo di Ampurias in Sardegna, giura fedeltà al comune di Genova, e promette di aiutarlo co’ suoi aderenti e dipendenti, acciò lo stesso comune consegua la possessione della città di Sassari, e del suo territorio; e il detto comune, in ricambio di tal giuramento e promessa, riceve sotto la sua protezione quei due vescovi, onde difenderli dalle vessazioni dei Pisani, alle quali essi soli non poteano opporre valida resistenza.

(1283, 30 agosto).

Secolo XIII – CXVI

Pietro II re di Aragona scrive a Mariano II giudice di Arborea, acciò faccia restituire dai Pisani due galee, ch’essi aveano predato nel golfo di Cagliari, assieme agli uomini, e alle merci, di cui erano cariche, e delle quali si erano impadroniti con la forza, e con parecchie uccisioni.

(1284, 11 aprile).

Secolo XIII – CXIX

Alfonso II, re di Aragona, scrive a Mariano II giudice di Arborea, che aveva veduto le lettere, con le quali egli trattava di stringere alleanza con suo padre Pietro II; e approfittando di tale circostanza gli proferisce la sua amicizia, spedendogli a tal fine Giacomo Barulli  con missione apposita di significargli a voce li suoi intendimenti a tal riguardo.

(1286, 1 aprile).

Secolo XIII – CXX

Brancaleone, Saladino, e Nicolò Doria da una parte, e il podestà e comune di Genova dall’altra convengono nei patti seguenti: di non ricevere rispettivamente nelle loro terre di Sardegna, e del giudicato di Logudoro, veruna persona, libera o schiava, d’ambo i sessi, che si dipartisse dalle terre di uno od altro dei contraenti, e di restituirla, od espellerla, laddove vi fosse già venuta dopo il 1282, o vi venisse in appresso: che i Doria non comprerebbero nell’isola terre, ville, o castella appartenenti a Genovesi, senza il consenso del comune di Genova: che i Genovesi potessero liberamente approdare ai porti, e trafficare nei luoghi posseduti dai Doria, senza pagar dazio di sorta; salvo che dovrebbero denunziare tutte le compre di granaglie che facessero, acciò i Doria potessero esigere dai venditori sei denari di Genova per ogni rasiere di grano, e tre denari per ogni rasiere d’orzo: che tale immunità dovesse aver principio, dopo seguita la pace tra Pisani e Genovesi; e che qualunque di questi ultimi esportasse vettovaglie dalle terre dei Doria a Genova, senza giurarlo prima della esportazione, pagherebbe per multa il doppio del suddetto dazio di sei, e di tre denari di Genova non riscosso: che i Genovesi redassero per intero i beni dei Genovesi morti nelle terre dei Doria: che inoltre potessero avere in dette terre e luoghi consoli, rettori, presidi, o magistrati speciali per definire le loro liti sì civili che criminali, salvo il caso di omicidio, che sarebbe giudicato dai Doria, o dai loro ufficiali; e che inoltre i Genovesi non potessero essere convenuti in giudizio dai naturali del luogo, fuorché nanti li detti consoli o magistrati: che avverandosi il caso di venire in potestà del comune di Genova la città di Sassari, i Doria gli cederebbero, come di presente per allora gli cedevano tutti i dritti e ragioni, che avessero o potessero avere nelle terre, castelli, ville, porto di Torres, ed altri porti, signorie, boschi e pascoli che pervenissero a detto comune, e ciò per facilitare gli accordi e la pace co’ Pisani; ma che tale cessione si ritenesse come non avvenuta, laddove in qualunque tempo lo stesso comune alienasse tali possessioni ed acquisti a chi non fosse nativo, od oriundo di Genova: finalmente, che Nicolò Doria, altro dei contraenti, ratificherebbe la convenzione appena compiuti gli anni diecisette di sua età, avendone al presente soli quindici.

(1287, 23 dicembre).

Secolo XIII – CXXI

Babilano, Guiglino (o Guglielmino), e Branca Doria di Manuellino, Babilano, Bonifacio, e Rizzardo Doria di Nicolò da una parte, e il podestà e comune di Genova dall’altra stabiliscono gli stessi patti ed accordi riguardo ai rispettivi loro dritti e possessioni nel Logudoro, e specialmente nelle terre di Milauri, Curcasco, e Titari, di proprietà dei Doria, che nello stesso giorno erano stati convenuti tra il comune medesimo, e Brancaleone, Saladino, e Nicolò Doria col precedente atto N° CXX.

(1287, 23 dicembre).

Secolo XIII – CXXII

Sorleone, e Marino, o Mariano, figli di Barisone Doria da una parte, e il podestà e Comune di Genova dall’altra devengono agli stessi reciproci patti ed accordi contenuti nelle due carte precedenti (N° CXX e CXXI), riguardo ai rispettivi loro dritti e possessioni nel regno di Torres, e Logudoro; e in occasione di questa convenzione sono indicate le terre, ville, ed altri luoghi, che il suddetto Barisone Doria avea già posseduto nelle curatorie della Nurra, Romagna, e Flumenargia, e nell’isola dell’Asinara, ai quali perciò aveano dritto li predetti di lui figli Sorleone e Marino; e si fa dai medesimi esplicita promessa di non edificare castelli, od opere munite di veruna specie presso le sponde del fiume di Flumenargia, dichiarando al tempo istesso di non competer loro veruna ragione di dominio nel porto di Torres, e nei porti dell’Asinara.

(1287, 23 dicembre).

Secolo XIII – CXXIII

Giovannino di Petrino Doria da una parte, e il Podestà e Comune di Genova dall’altra convengono negli stessi patti contenuti nelle precedenti tre carte (N° CXX. CXXI. CXXII), riguardo ai rispettivi loro dritti e possessioni nelle terre del regno Turritano e di Logodoro; e in occasione di tali convenzioni sono menzionati i luoghi e le terre, o possedute al presente da detto Giovannino Doria, o già possedute da lui, e dal di lui padre Pietrino prima della tregua, e al tempo della tregua fatta da Barisone Doria con gli uomini di Sassari.

(1287, 23 dicembre).

Secolo XIII – CXXIV

Precivalle, Antonio, Manuele, ed Andriano di Gavino Doria si accordano col Podestà e Comune di Genova riguardo ai loro rispettivi dritti e possessioni nel giudicato di Torres, e regno di Logodoro nei patti e convenzioni medesime già stabilite con altri individui della loro famiglia nei quattro atti precedenti (N° CXX. CXXI. CXXII. CXXIII).

(1287, 23 dicembre).

Secolo XIII – CXXV

Il Comune di Pisa approva i capitoli della pace da contrarsi col Comune di Genova, secondo il progetto ch’era stato concordato con Guglielmo Ricoveranza, Giacomo Buzacarino, e Guelfo Pandolfini nobili Pisani, e col notaio Giacopo Ildei pure di Pisa, carcerati del Comune di Genova; nei quali capitoli sono specialmente contemplate le cessioni da farsi, ed i patti da osservarsi dai Pisani verso i Genovesi nell’isola di Sardegna.

(1288 [1289, stil. pis.], 3 aprile).

Secolo XIII – CXXVI

Il conte Ugolino di Donoratico, e Ugolino Visconti giudice di Gallura, signori entrambi, il primo per la sesta, e il secondo per la terza parte del regno Cagliaritano, Podestà e Capitani del Comune e popolo pisano, costituiscono Ranieri Sampante procuratore, nunzio e legato di detto Comune, e gli conferiscono ampia autorità per trattare la pace co’ Genovesi.

(1288 [1289 stil. pis.], 5 aprile).

Secolo XIII – CXXVIII

Nicolò Guercio legato del comune di Genova, e Ranieri Sampante legato del comune di Pisa fanno alcune dichiarazioni relative alla pace conchiusa nello stesso giorno fra le due repubbliche per la più facile esecuzione della medesima, la quale si promettono reciprocamente, in virtù dei poteri, che aveano perciò ricevuti.

(1288, 15 aprile)

Secolo XIII – CXXX

Guglielmo di Aldovinis, podestà di Lucca, dà e costituisce Riccomo Bolgarini curatore di Matteo, figlio del conte Ugolino di Donoratico già defunto, acciò con la di lui assistenza il detto Matteo, maggiore di anni otto, e minore di quattordici, possa sottoscrivere alcuni capitoli di concordia formulati dai suoi fratelli Guelfo e Lotto, ed accettati dal comune di Genova, fra i quali vi sono pur quelli riguardanti le loro possessioni nel castello di Cagliari in Sardegna.

(1292, 14 luglio).

Secolo XIII – CXXXI

Il conte Matteo del fu conte Ugolino di Donoratico, con l’autorità del suo curatore Riccomo Bulgarini, ratifica le offerte fatte dai suoi fratelli conte Guelfo, e conte Lotto al comune di Genova, come nell’atto precedente.

(1292, 15 luglio).

Secolo XIII – CXXXIII

Il conte Lotto di Donoratico, per sé, e pe’ suoi fratelli conte Guelfo, e Matteo, deviene a patti col comune di Genova, ond’egli, e detti suoi fratelli siano ricevuti nella cittadinanza genovese; e fra i patti vi è pur quello di cedere al mentovato comune tutte le loro possessioni esistenti dentro i confini del castello di Cagliari stabiliti dall’atto di pace del 15 aprile 1288 segnato tra Genova e Pisa, tosto che la prima ricuperarà il mentovato castello.

(1292, 16 settembre).

Secolo XIII – CXXXIV

Quietanze relative agli annui censi, che il monistero di Monte Cassino riscuoteva dalle chiese, e monisteri del suo Ordine esistenti in Sardegna, spedite a favore di Landolfo de Villa abate del monistero di santa Maria di Thergo da Fr. Bartolommeo Altribusio di Piedimonte, ed a favore di quest’ultimo da Tommaso abbate del suddetto monistero di Monte Cassino.

(1293, 2 novembre, e 17 giugno seg.).

Secolo XIII – CXXXVII

Il Pontefice Bonifazio VIII crea vessillario, capitano, ed ammiraglio generale della Chiesa Romana per una prossima spedizione in Terrasanta, ed in servizio della stessa Chiesa, Iacopo II. re di Aragona; e in questa occasione gli promette la concessione del regno di Sardegna, che gli sarebbe fatta a suo tempo con relative lettere apostoliche.

(1296, 20 gennaio).

Secolo XIII – CXXXVIII

Iacopo II. re di Aragona riceve da Papa Bonifazio VIII. la solenne investitura del regno di Sardegna, si obbliga di riconoscere il supremo dominio della Chiesa romana nell’isola, di assistere la Santa Sede con le sue arme in Italia, e di pagare alla Camera apostolica l’annuo censo di duemila marchi d’argento. E il Pontefice dal suo canto stabilisce l’ordine di successione dei re di Aragona in Sardegna, provvede alla libertà delle chiese, e alle immunità dei beni, e delle persone ecclesiastiche, e determina i casi di riversibilità dell’isola alla Chiesa concedente.

(1297, 5 aprile).

Secolo XIII – CXXXIX

Il Pontefice Bonifacio VIII. si riserva la facoltà di disporre liberamente del regno di Sardegna, e di concederlo a chi stimerà più conveniente, laddove ciò sia necessario per la pace della Sicilia, o per altri motivi utili alla Chiesa, malgrado la concessione pura e semplice fattane a Giacopo II. re di Aragona, limitando il tempo di tale riserva fono al novembre del 1297.

Secolo XIII – CXL

Il Capitolo di S. Lorenzo di Genova concede in locazione per anni dieci a Giacopo Alberico di Giovanni tutti i beni stabiliti, mobili e semoventi della Chiesa di S. Giovanni di Arsemine in Sardegna, e impone al conduttore varie obbligazioni per la conservazione di detti beni, e pel servizio di detta Chiesa.

(1298, 5 decembre).

Criteri di edizione

Edizione a cura di Patrizia Serra

L’edizione del Condaxi Cabrevadu è stata condotta sull’originale: la trascrizione è stata spesso poco agevole, non soltanto a causa della scoloritura dell’inchiostro, ma anche per la grafia utilizzata dallo scriba, estremamente artificiosa e comunque non riconducibile ad alcun sistema grafico codificato.

Il Condaxi Cabrevadu – Carta 1

[c. 1r] 1Ego Jacobus Deltoro, notariu publicu de s’artj dessa notaria, sihat notoriu a tota persona comenti hoi qui contamus a x dies de freargiu, anno dessa jncarnaxione de Christus redemptore nostru de M.D.X.X.X.IIJ, a jnstanxia e petixione fata de Jacu Binchj, procuradore dessa Eclesia e combentu de Sanctu Martini dessos Apendixios de Aristanis e … Leggi tutto Il Condaxi Cabrevadu – Carta 1

Il Condaxi Cabrevadu – Carta 18

[c. 13v] 1Die xviii julij Anno a Christo nato mjllesimo quadringentesimo tertio decimo 2Petronjlla Pabadj de sSolarussa, jn su su ultjmu testamentu, declarat et narat comente su quondam dessu babu, nomjnadu Quirigonj Costedda, lassehit una bjngia jn Pardu Spinosu, dae ssa calj s’ind’aeret fatu duas partes: 3una assa dita Petronjlla, comente a figia sua naturale, … Leggi tutto Il Condaxi Cabrevadu – Carta 18

Il Condaxi Cabrevadu – Carta 29

[c. 19r] 1Die vigesima quinta mensis octobris Millessimi quadringentessimi trigessimo seccondo 2Viselimu de zorj de Aristanjs, jn su su testamentu, hat testadu et lassadu, pro s’anjma sua, assa Eclesia de Sanctu Martjnj dessos Apendixios de Aristanjs, qui subra de duas domjguedda[s] sua[s] de lateribus et lutu, [qui] tenet et possedit jn sa ruga Maista, si … Leggi tutto Il Condaxi Cabrevadu – Carta 29

Il Condaxi Cabrevadu – Carta 30

[c. 19v] 1Die prima mensis januarij Anno a nativitate Domini milljessimo quadringentessimo trigessimo seundo 2Johannantonj Villasclaras, dessa citade de Aristanis, jn su suu ultjmu testamentu, hat testadu et lassadu, assa Eclesia de Sanctu Martjnj dessos Apendixios dessa dita citade, tota cudda domo assolahjada qui tenet et possedit jntro dessa cjtade, situada et posta jn sa … Leggi tutto Il Condaxi Cabrevadu – Carta 30

Il Condaxi Cabrevadu – Carta 35

[c. 22r] 1Juhan Franciscu Mercej de Aristanjs, jn su suu ultjmu testamentu, testat et lassahat, assa Eclesia de Sanctu Martjnj dessos Apendixios de Aristanjs, tota cudda postura, qui tenet et possedit jn terretorios dessa dita citade, posta et existente jn Lacana Molas, dessa cale sas venerandas sorres dessu monasteriu dessa clesia de Sanctu Martjnj jndi … Leggi tutto Il Condaxi Cabrevadu – Carta 35

Il Condaxi Cabrevadu – Carta 41

[c. 25r] 1Die nona novembris M.C.C.C.C.C.IIIJ 2Salvadorj Mata de Aristanis, jn su su ultjmu testamentu, hat testadu et lassadu assa Eclesia de Sanctu Martjnj dessos Apendixios de Aristanis totu cuddas domos suas, qui tenet et possedit jntro dessa citade de Aristanis, postas et existentes jn sa Ruga Noa, dessas cales sas venerandas sorres dessu monasteriu … Leggi tutto Il Condaxi Cabrevadu – Carta 41

Secolo XII – I

Turbino giudice (regolo) di Cagliari accorda ai Pisani franchigia dai dazi d’inverno e di estate, e del sale nei suoi Stati, affinché gli serbino amicizia, e non facciano macchinazioni contro la sua persona e il suo regno (1).

(1104 (stil. pis.)…maggio)

Secolo XII – II

Donazione di quattro donicalgie (casolari) con terre, vigne, servi, bestiami ed altre pertinenze, fatta dal suddetto Turbino regolo di Cagliari all’Opera del duomo di s. Maria di Pisa (1).

(1104 (stil. pis…).maggio).

Secolo XII – III

Donazione fatta a favore della Chiesa maggiore di s. Lorenzo di Genova da Torchitorio di Lacono giudice di Cagliari, consistente in sei casolari (donicalias), coi suoi servi, ancelle, terre, vigne, prati e pascoli appartenenti ai medesimi; in una libra d’oro all’anno, e nella esenzione dei Genovesi da ogni tributo nel regno Cagliaritano (1).

1107, 18 giugno.

Secolo XII – IV

Inventario dei beni, servi, ancelle e loro famiglie, che Torchitorio di Lacono regolo di Cagliari dichiara appartenere alle sei corti o casolari (donicalias) da lui donati nell’anno precedente alla chiesa maggiore di San Lorenzo di Genova. (2)

(1108…)

Secolo XII – V

Donazione della Chiesa di s. Giovanni di Arsemine fatta da Torgodorio di Gunale regolo di Cagliari, e da suo figlio Costantino, alla Chiesa di s. Lorenzo di Genova: e rinnovazione della promessa dell’annua libbra d’oro (1).

(1108, …).

Secolo XII – VI

Torchitorio di Lacono, regolo di Cagliari, dona alla Chiesa di s. Maria di Pisa quattro corti (donicalia), co’ servi, ancelle, e bestiami alle medesime appartenenti, si obbliga darle una libra d’oro, ed una nave carica di buon sale in ciascun anno; ed inoltre affranca i Pisani dal pagamento di ogni dazio e tributo, in riconoscenza dell’aiuto prestatogli dal Comune pisano per la ricuperazione del suo regno.

(1108,…)

Secolo XII – X

Donazione della corte (casolare) di Laratano co’ servi, ancelle, bestiami, terre, vigne, prati, pascoli e selve alla medesima appartenenti, e di una parte della chiesa di s. Maria situata presso la stessa corte, fatta da Padulesa di Gunale vedova di Torchitorio re di Gallura a favore della chiesa maggiore di s. Maria di Pisa.

(1113 (stil. pis.) 14 marzo).

Secolo XII – XIII

Donazione della chiesa di s. Pietro de Iscanu, e sue pertinenza, e del diritto di pesca nel fiume di Bosa, fatta da Costantino I di Laccon re di Torres, e da sua moglie Marcusa di Gunale all’Eremo di s. Salvatore di Camaldoli.

(1113, 30 aprile).

Secolo XII – XIV

Bolla di Papa Pasquale II, colla quale sono ricevute sotto il patrocinio della Sedia Apostolica le tre chiese di s. Pietro di Nurki, di s. Nicolò di Nugulbi, e di s. Elia di Setin edificate dall’illustre donnicello Gonnario di Torres (1).

(1113, 20 agosto).

Secolo XII – XVII

Donazione e dotazione della chiesa di S. Nicolò di Trullas, e fondazione dell’annessovi Monistero, fatta da Pietro de Athen, ed altri notabili Turritani della stessa famiglia de Athen, a favore dell’Eremo di s. Salvatore di Camaldoli.

(1113, 28 ottobre).

Secolo XII – XVIII

Bolla del Pontefice Pasquale II, colla quale i Monaci Camaldolesi ricevono la sanzione apostolica per la riunione in una sola congregazione delle varie chiese e monisteri che possedevano in Italia, e fra questi del monistero della SS. Trinità di Saccargia, e della chiesa di s. Pietro di Scano esistenti nel regno di Torres in Sardegna.

(1114, 4 novembre).

Secolo XII – XIX

Ortocorre, o Orzocorre regolo di Gallura conferma a favore della Chiesa maggiore di s. Maria di Pisa le donazioni fatte poco tempo innanzi alla medesima da Padulesa di Gunale, vedova del regolo Torchitorio.

(1114, ovv. 1115 (1)).

Secolo XII – XXII

Concessione del monistero di S. Michele di Plaiano, situato nel regno di Torres in Sardegna, fatta dai canonici della chiesa maggiore di Pisa a favore di Pietro abate di s. Zenone dell’Ordine di Vallombrosa, e suoi successori in perpetuo, mediante l’annuo censo di cento soldi lucchesi da pagarsi in ciascun mese di agosto (1).

(1116, 6 novembre).

Secolo XII – XXIV

Guglielmo arcivescovo di Cagliari dona ai monaci di s. Vittore di Marsiglia la chiesa di s. Saturnino da lui consecrata, e conferma agli stessi monaci tutte le donazioni loro fatte dai suoi predecessori.

(1119, 1 aprile).

Secolo XII – XXVII

Guglielmo arcivescovo di Cagliari dona al Capitolo e canonici di s. Lorenzo di Genova la chiesa di s. Giovanni di Arsemine, con molte terre, boschi, pascoli, servi e bestie, (coll’annua prestazione a loro carico di un denaro lucchese, e di una candela) in riconoscenza del buon accoglimento fatto a lui, e al suo antecessore, da quei canonici, e dei servizi resi dai Genovesi al giudice Mariano (Torchitorio II), per ricuperare il suo regno di Cagliari.

(1119, … novembre).

Secolo XII – XXVIII

Gonnario di Laccon, magnate di Torres, dona ai monaci benedittini di Monte Cassino, onde sopperiscano alle spese delle loro vestimenta, le chiese di s. Pietro in Nurki, s. Giovanni e s. Nicolò in Nugulbi, s. Elia e s. Giovanni in Setin, con una gran porzione dei loro redditi.

(1120, 34 maggio).

Secolo XII – XXIX

Atto di permuta, con cui Torgodorio II regolo di Cagliari riceve dal capitolo della chiesa di s. Lorenzo di Genova le tre corti di Quarto, Acquafredda e Capoterra che gli avea precedentemente donato, e dà al medesimo in cambio le sei corti di Sabazo, Pau, Barala, Tracasil, Fucilla, e S. Vittoria di Villa Pupia.

(1120, 29 giugno (1)).

Secolo XII – XXXI

Bolla di Papa Callisto II, che conferma la permuta delle corti fatta nel 29 giugno 1120 da Mariano (Torchitorio II) giudice di Cagliari col Capitolo di s. Lorenzo di Genova, e le precedenti donazioni, e quelle specialmente di s. Giovanni di Arsemine fatta allo stesso Capitolo.

(1121, 5 gennaio)

Secolo XII – XXXII

Altra Bolla di Papa Callisto II, con cui è confermata al Monastero di Monte Cassino la possessione ed usufruizione dei beni donatigli dal donnicello Gonnario di Laccon co’ due atti del 1120 sopra riportati, mediante l’annuo censo di quattro soldi di danari pavesi al s. Palazzo di S. Giovanni di Laterano.

(1121…).

Secolo XII – XXIII

Altra Bolla, con cui lo stesso Papa Callisto II commette al vescovo di Volterra, Legato della Sede Apostolica, di mantenere, e far mantenere il monistero di Monte Cassino nella quieta possessione dei beni donatigli dal suddetto donnicello Gonnario di Laccon.

(1121, 10 agosto).

Secolo XII – XXXIV

Altra Bolla, indirizzata dal medesimo Pontefice Callisto II al donnicello Gonnario di Laccon, e alla di lui moglie Elena, lodandoli entrambi della loro pietà, e della liberalità loro verso il monistero di Monte Cassino.

(1121, 10 agosto).