Barisone, re di Arborea, nel disporsi a partire per Sardegna assieme a Ottone di Caffaro, che lo avea in custodia pel comune di Genova, promette tra le altre cose, che prima di porre piede nell’isola approvvigionerà di sufficienti munizioni le castella di Arcolento e di Marmilla, farà consegnare allo stesso Ottone li quarantacinque ostaggi promessi, compreso il suo figlio Pietro, e che dopo un mese dal suo arrivo in Arborea pagherà al medesimo Ottone di Caffaro lire mille di Genova, oltre le spese incontrate pel suo trasporto in Sardegna; che altre lire settemila pagherà prima del 24 giugno prossimo di quell’anno, e quindi altre lire quattro mila in ognuno degli anni successivi; e ciò fino al saldo pagamento dei suoi debiti verso il comune suddetto, e alcuni cittadini genovesi. Promette inoltre di difendere i Genovesi, di lasciarli liberamente negoziare nel suo regno, senza dazio o esazione di sorta, e di non permettere, senza il loro consenso, il somigliante ai Pisani. Promette finalmente di non far guerra, pace, tregua o concordia co’ Pisani e con gli altri giudici dell’isola, senza il beneplacito del comune di Genova, salva però la pace poco innanzi fatta da lui con gli stessi giudici; di concedere ai Genovesi terreno sufficiente in Oristano, onde edificarvi case e botteghe pe’ loro mercatanti; e di far giurare l’osservanza di tali patti dall’arcivescovo, vescovo e prelati, e da cento notabili uomini del regno di Arborea.
(1172, 17 gennaio).