Frammento di atti di lite seguita in presenza di Gonnario II re di Torres tra l’abbadessa Massimilla e Attone arcivescovo turritano intorno alla proprietà della chiesa di s. Giovanni di Usune.
(…(1)).
Dal Tola, Dizion. Biograf. degli uomini illustri della Sardegna, vol. III, pag. 228-29. Edit. Taur. 1837-38.
Ego appatissa Massimilla Kertait mecu sarkipiscopu de Turres donnu Athu su die de su sinotu in Turres in corona de Judike Gunnari et de sos piscopos (2), plakendeli ad isse assarkipiscopu, e dandeli sa corona pro sua a judike et assos piscopos kivi furun pro faker nos justhitia a mimi et adisse (3). Naraitimi eccola sappatissa narait per gikeu kilu levat a sanctu Gavinu a sanctu Juanne Dusune ki est pecuiare de sanctu Gavinu; et ego naraili ca sanctu Juanne et sancta Maria et sancta Caterina ecclesias de rennu furun, et judike Mariane las deit assu monasteriu nostru cando vi deit totu sateru cantu vi deit …Maria Venasca. Judikarun assarkipiscopu a batuker testimonios…sanctu Gavinu inco Kertait testimonios non poteit batuker, derumuli assu pbru meu pbr Ithocor de Fravile cum (4)…a binki ca sanctu Juanne Dusune non …de sanctu Gavinu inco mi Kertait sarkipiscopu…(5).
NOTE
(1) Manca la data dell’anno; ma il frammento, e la lite, cui il medesimo si riferisce, appartiene indubitatamente al secolo XII, essendovi nominati Atone arcivescovo, e Gonnario re di Torres, che furono i secondi di tal nome.
(2) I giudici in questa lite furono Gonnario suddetto, e i vescovi che si trovavano riuniti in Torres per celebrarvi sinodo. Era, per la qualità delle persone che la componevano, e del regolo che la presiedeva, come un’alta Corte (Corona) di giustizia.
(3) Massimilla si sottomette alla decisione che saranno per dare sulla lite (kertu, dal latino certo, certas, certamen, certaminis) il giudice Gonnario, e i vescovi seduti in corona.
(4) Pbru meu ec. Evidentemente queste parole, e le altre che seguono, sono abbreviature di presbyteru, o presbyteriu meu, e presbyter Ithocor de fravile, il quale forse era il cappellano, o l’amministratore ecclesiastico del monistero.
(5) Manca la conclusione del documento, la di cui sostanza è questa. Il monastero, di cui Massimilla era abbadessa, possedeva le chiese di s. Giovanni di Usune, di s. Maria e di s. Catterina donategli da Mariano I re di Torres. L’arcivescovo Turritano Atone pretendeva, che la suddetta chiesa di s. Giovanni di Usune appartenesse alla chiesa di s. Gavino di Torres, e fosse sua filiale. Questo fu il soggetto della lite. Gonnario, e i vescovi riuniti e seduti in corona (sedentes pro tribunali) ingiunsero ad Atone, che presentasse testimoni a provare la sua pretesa; ma non avendoli presentati, la chiesa controversa fu lasciata nel pacifico possesso del monistero. Quale poi fosse questo cenobio, ed i maggiori schiarimenti a tal riguardo si possono leggere nel mio Dizion. biogr. dei Sardi illustri, vol. III, pag. 228-29, not. 2.