Donazione della chiesa di s. Nicola de Soliu fatta da Forato di Gitil e sua moglie Susanna de Zzorri ai monaci Benedettini di Monte Cassino (1).
(1113, 25 aprile).
Dal Gattola, Hist. Abbat. Cassin. Part. I, pag. 344. Edit. praed.
Auxiliante Domino Deo etc. Ego Furatu de Gitil, et muliere mea Susanna Dezzorri fecimus ista carta cum boluntate de Deus, et de domnu nostru iudice Costantine de Lacon, et dessa muliere domna Marcusa regina dicta nomine de Gunale, et cum boluntate dessu archiepiscopu cinco fuit tando domnu Azzu, et cum boluntate de Piscopu Bonucilu (2) teneat tando supiscopiu de impuriu, et cum boluntate de toctu filios nostros, ca la ponemus pro honore de Deus, et de S. Maria saclesia de S. Nicola de Soliu (3) ci fecimus nois a s. Benedictu a Monte Casinu cum su cantu bi posimus nois, et cum su cantu ki fuit affiliatu a s. Nicola de pus S. Maria de Soliu (4); et siat de S. Benedictu usque in sempiternum etc. Et ego Melaci iscrixi ista carta imperando me domnu meu iudice Constantine de Laccon in regno qui dicitur Ardar (5) mense aprilis dies vigesimo quinto, et Luna habet dies sexdecim. Amen, amen, amen, fiat, fiat, fiat.
NOTE
(1) Anche Forato di Gitil era uno dei magnati turritani del tempo del re Costantino I. la presente donazione della chiesa di s. Nicolò de Soliu fatta da lui e da sua moglie Susanna Dezzorri al monistero di Monte Cassino ricevette cinque mesi dopo una più ampia e perpetua destinazione; e Forato e Susanna dotarono riccamente, così la chiesa donata, come l’annessovi monistero, come ne fanno prova due documenti riportati qui appresso. (Cart. N° XV e XVI). Ved. inoltre Tola, Dizion. biogr. dei Sardi ill., vol. II, pag. 140-41.
(2) Gli Annalisti di Monte Cassino, poco e nulla pratici dell’antica lingua sarda, hanno letto erroneamente Bonucilu, mentre evidentemente per chi conosce la detta lingua, la vera lezione è Piscopu Bonu cilu teneat tando supiscopiu de impuriu; cioè vescovo Buono, che lo teneva allora, o che teneva in quel tempo il vescovado di Ampurias. Ma qui sorge una grave difficoltà. Vescovo di Ampurias in quest’anno medesimo 1113 era Nicolò, come lo abbiamo già detto nella nota (2) alla precedente Carta N° XI, e si ricava da altri documenti istorici del secolo XII. Come dunque qui si dice, che il vescovo di Ampurias era Bono? Vi possono essere due risposte; ed eccole. O Nicolò per la sua bontà era antonomasticamente chiamato Bono, e Buono; ovvero qui si parla dell’antecessore di Nicolò, poiché i donatori di Gitil accennano a tempo passato; cilu teneat tando supiscopiu de impuriu; ed in questo caso, che io credo il più consentaneo al senso del documento, i suddetti donatori dicono istoricamente, che questa donazione da essi presentemente ridotta ad atto scritto, l’aveano fatta già da anni innanzi col consenso di Bono, che allora, in quel tempo (tando), governava il vescovado d’Ampurias (cilu teneatsupiscopiu de impuriu). Se ciò è vero, come a me sembra, la serie dei vescovi Ampuriensi si accresce di un nome più antico, che fu ignorato dal Mattei nella sua Sardinia Sacra.
(3) La chiesa di s. Nicola, e l’altra di s. Maria de Soliu nominata qui appresso, erano unite, esistevano nel giudicato Turritano, ed aveano un monistero annesso dell’ordine di s. Benedetto. Di questo monistero si fa ricordo in una Bolla di papa Onorio II, datata da Perugia nell’11 agosto 1216, a favore dei monaci Cassinesi, e in uno strumento del 4 novembre 1293, scritto extra civitatem Sassi (Sassari) in orto archiepiscopali. (Ved. infr. Diplom. e Cart. del secolo XIII).
(4) S. Maria de Soliu. Ved. la nota precedente.
(5) Ardar, cioè il castello di Ardara, luogo di ordinaria residenza dei regoli Turritani.