Jacopo Mancoso vescovo di Ajaccio in Corsica scrive ai Protettori delle Compere del Banco di San Giorgio in Genova, dolendosi di essere stato carcerato dagli officiali della repubblica in Bonifacio per sospetto ch’egli avesse preso parte alla congiura ordita da Leonardo Stefano catalano dimorante in Alghero, d’ordine del vicerè di Sardegna, onde far consegnare per tradimento al re di Castiglia e di Aragona la terra e il castello di detto luogo di Bonifacio; protesta di essere innocente; anzi afferma di essere egli stesso che scoperse tale congiura per mezzo del prete Vinciguerra di Corsica.
(1480. – 3 luglio).
Dagli Archivi della Banca di S. Giorgio in Genova (autografo).
(A tergo) Magnificis et potentissimis dominis dominis Proctetoribus Comperarum sancti Georgii Excelsi Communis Janue etc.
(Intus) Magnifici et potentissimi domini domini etc. He molti mesi non abiamo scripto a Vostra Magestat per non essere stato bisogno. Al presente acade como questi jorni passati essendo noy in lo loco de Bonifacio ni fo avisato de Corsica et etiam dicto a bocha intendesimo cum bono modo che era uno ziamato prete Vinciguerra corso el qual al presense demorava in Bonifacio era stato in Corsica et andava seminando paroli de volere avere hommi perch’era in certa trama de volere tradire Bonifacio cum uno catalano. Noy abiando odito tali paroli abemo sospeto non li fossi de li homini de Bonifacio in quelo trato parlemo cum dicto prete el quale sempre steti fermo a negare non era vero non obstante le grandi promise li faciamo de volere essere in soa compagnia videndo non poter fare nulla cum dicto prete abemo parlamento cum lo catalano lo quale may aviamo conosuto. disimo voliamo intrare in lo trato et che lo sapiamo et fecimoli de grandi promesioni quanto potemo et sapemo. steti asay avanti ne volese dire nulla. puro intentando le grande promesioni li aviamo fato. ne dise era contento cum questo lo tenesimo secreto et alora ne dise de questo prete e che facia questo trato. e ne dise de molte cose che ne parea impenzese in aere. como se sia li voliamo trovare recapito. alora trovamo quatro de li principali de lo loco de Bonifacio. l’uno da parte del altro et doy inseme dicendoli de questo prete et che non potiano parlare per la testa aviano rasa et che se guardazino perché aviano inteso cosa che seriamo perse in leto et molti paroli largi como poterano intendere Vostra Magestat quando farano examinare diti testimonij. credendosi li providesino sia cum officiali sia cum altro modo. per che lo voliamo al presente noy proprio dire ali officiali e per che intendevamo aloro li averia apicati e noi eramo irregulari. et ancora crediamo diti homini a chi lo aviamo dito meglio li providesino. o quello che più ne fece male fo che era lo tempo de le arecolture et convegni andasimo ne lo episcopato per recoglire et quello iorno eramo retornato fo preso dito catalano et non abemo tempo de dirlo avisando Vostra Magestat che intendemo se non fossi stato noy may ni officiali ni persona alcuna ne averia avuto indicio per che continuamente credavimo de la suspecione de questi doi. Al presente li vostri officiali ne ano preso per che non ge la manifestemo a essi e ne tenino resteto senza averni colpa ni raxone. che vadano examinando et se trovano cum verità che may altra cosa ni altri paroli abiamo dito cum persona niuna sia de Bonifacio sia de altro loco voglemo avere la morte. si che pregamo Vostra Magestat voglane intendere lo vero et che ne siamo acomandato a la raxone et a la misericordia. Ex Bonifacio die IIJ iulii 1480.
Et M. V.
Jacobus episcopus adiacensis.
Como pono intende Vostra Magestat che si avesemo voluto dare audiencia a tale cosa non lo averiamo dito a quelli ni a tuti cum chi parlavamo che queli doi stavano male in Bonifacio cum paroli tanti largisimi che ne parea essere satisfato et la audiencia larga li aviamo data non fo salvo per lo sospeto che non li fossi homini de la terra.