Le fila s’annodano
La folla, come s’era radunata, si disperse prestamente del pari. Qua e là soltanto rimaneva qualche gruppo, qualche comitiva randagia, a guisa di quelle nuvolaccie, che ingombrano il cielo dopo un forte acquazzone.
Era scesa la notte137, una notte nera, povera di stelle. Appena i lumicini ad olio delle taverne riverberavano un fioco barlume lungo le vie; così che coloro che vi transitavano pareano tante ombre evocate, misteriosi attori d’una infernale treggenda. A poco a poco, per un viottolo, o per un chiassetto, i gruppi si dispersero, si chiusero le imposte; le pesanti porte del castello, stridendo sui cardini arrugginiti, vennero sprangate; a tutta quella affannoneria138 del giorno, tenne dietro la quiete muta, sepolcrale, d’una città addormentata tra le tenebre, non rischiarata che dal solco luminoso di qualche stella cadente.